Diverse parole per un solo significato: un sistema per l’elaborazione del linguaggio naturale tra uomo e macchina. Prodigio reso possibile dall’intelligenza artificiale (AI) e dai Big Data, i due elementi abilitanti e distintivi del cambio di paradigma del sistema produttivo, l’Industry 4.0.
Obiettivo: Come incrementare il time to market nelle decisioni aziendali delle tue imprese?
Le applicazioni di AI sono in grado di creare entro pochi anni un valore aggiunto fra i 3,5 e i 5,8 trilioni di dollari su scala globale, in misura maggiore in settori quali marketing, vendite, logistica e catene manifatturiere.
AI e l’applicazione chatbot
Sulla scia di questa continua esplorazione nello sviluppo degli strumenti di collaborazione per gli impianti industriali, nelle economie più avanzate si sono affermati i chatbot.
La comunicazione uomo-macchina, può avvenire in modo semplice, secondo un linguaggio naturale (vedi esempi già presenti, quali SIRI di Apple o assistente virtuale di Google, così come altri instant messaging), anche in mobilità, rendendo immediato e rivoluzionario rispetto al passato lo scambio d’informazioni con gli impianti di produzione.
Digital Trasformation in modalità Generazione Z
La Digital Trasformation non costituisce solo una rivoluzione uomo-macchina ma anche uomo-uomo, anche grazie alla necessità di introdurre nel ciclo produttivo soggetti di età compresa tra i 14 e i 20 anni, i cosiddetti “nativi digitali”, anche definiti “Generazione Z”. L’Industria 4.0 investirà nella scuola, così incrementando le possibilità occupazionali, esaltando le eccellenze digitali, unendo domanda e offerta. Il 65% dei bambini italiani svolgerà una professione che ancora non esiste.
Le relazioni industriali nel mondo 4.0
Anche le strutture sindacali dovranno uniformarsi al trust 4.0, come ampiamente affermato nell’ambito dell’incontro con Confindustria, SDA Bocconi e Politecnico.
Come rilevato dal segretario generale della Fim-Cisl Marco Bentivogli, esiste un’Italia a due velocità: un sud che beneficia di pochi investimenti sull’Hi-Tech, sia infrastrutturali, sia industriali, e un nord che invece ne approfitta, e vola con indicatori economici maggiori a quelli pre-crisi. Bentivogli inoltre ha affermato che, l’assenza di tecnologia crea disoccupazione, mentre l’Hi-Tech dimostra che, laddove applicato, ha prodotto più occupazione, non intaccando i salari. Prosegue dicendo che le smart factory richiedono delle smart union e sin da subito è necessario promuovere nuovi sistemi di relazioni Industriali evoluti, spostando la contrattazione a livello aziendale o di prossimità. Afferma concludendo che “siamo di fronte ad un balzo in avanti dell’umanità e, se come Paese non ci attrezziamo a gestirlo in anticipo, rischiamo di rimanere fuori da un percorso virtuoso, che può redistribuire occupazione e redditi, a fronte di una maggiore produttività”.